Il comune di San Giorgio in Bosco comprende, oltre al capoluogo, le tre frazioni di Lobia, Paviola, Sant’Anna Morosina e tre località

Frazione Lobia: da “laubia”, pergola o tettoia. La parrocchiale, riedificata nel 1664 su un’antica cappella, è dedicata a S. Bartolomeo. L’attuale edificio, con un’architettura neoclassica, è del 1905. Nel 1945 un fortunale distrusse parte del tetto e della navata centrale, quindi fu restaurata e consacrata nel 1955. Lo svettante campanile, a torre, è del 1879.
A Lobia si vedono ancora edifici di architettura veneta tradizionale: nei pressi della chiesa la bella canonica e un palazzo con barchessa porticata, cinto da mura; sparse nella campagna diverse case coloniche di pregevole fattura.
Località Persegara: da “perseghi” (la pesca, frutto del pesco), menzionata fino al XII sec., sulla riva del Brenta una chiesetta dedicata a S. Margherita, il palazzo dei nobili Grifalconi e vi si colloca una fortezza distrutta da Ezzelino nel XIII secolo. Alla fine del ‘700 una paurosa inondazione distrusse la località lasciando solo poche macerie e nessuna traccia degli edifici. Attualmente vi sono solo alcune case sparse e un mulino risalente al XVI secolo.
Località Giarabassa: domina la grandiosa Corte Busetto, casa padronale, vero centro di un’economia autosufficiente, con la chiesa e poco lontano la scuola che gravitava sulla grande proprietà terriera. La proprietà inizialmente degli Obizzi (gli stessi del Castello del Catajo a Battaglia Terme), passa agli Asburgo-Este e nel 1866 alla famiglia degli ex amministratori Busetto. In questa struttura operava una pila per il riso e poco lontano una segheria risalente al XVI secolo, nel ‘900 venne aggiunta anche una macina. Oggi è noto come Mulino Biscotto. Giarabassa entra a far parte del territorio comunale di San Giorgio in Bosco nel 1884.
Località Cogno: attraversata da un’antica strada romana che si univa alla Postumia, troviamo una chiesetta del XX secolo. Poco lontano un capitello dedicato a Sant’Andrea, riportato nel catasto storico napoleonico in quanto segnava i confini tra le terre dei Conti Cittadella-Vigodarzare e quelle dei Conti Borromeo di San Giorgio in Brenta. Sempre in questa località è sita la Torre della Colombara, dove nel 1147 venne stipulata la pace tra Padova e Vicenza alla fine di una guerra che aveva coinvolto l’intero Veneto a causa dei diritti d’acqua importante per l’irrigazione ed il funzionamento dei diversi mulini e pile.

Frazione Paviola: da “pataviola” (piccola Padova), compare dal 1218 negli Statuti Padovani e la sua cappella di S. Giacomo è documentata fin dal 1297. Poco si sa dei secoli successivi, fino al 1556 in cui vi sono notizie sul comune rurale di Paviola e la sua chiesa, che era soggetta a S. Giorgio in Bosco. Successivamente Paviola divenne curazia autonoma fino al 1928 quando venne proclamata parrocchia. La chiesa attuale fu edificata tra 1842 e il 1847, di forme classiche semplici ed armoniose.
A fianco il campanile della seconda meta del 1800.
Villa Ramusa, eretta nel XVI secolo dalla famiglia veneziana dei Ramusio, era un grosso complesso edilizio con casa padronale ed adiacenze.
È legata soprattutto al nome di Giovanni Battista Ramusio che con la sua opera “Navigationi et Viaggi” viene considerato il fondatore della geografia.
Villa Contarini – (nobili veneziani appartenenti alle dodici famiglia “Apostoliche”, la più nota villa della zona è quella di Piazzola sul Brenta), degli inizi del 1600 con la facciata a ridosso della provinciale Valsugana.
Tra il 1800 e il 1900 fu trasformato in albergo e trattoria; nelle adiacenze vi erano varie attività commerciali.
Villa Marcello – Giusti del Giardino, nota come “Villa del Conte” costruita nel secolo XVI dalla nobile famigli veneziana dei Marcello, di architettura geometrica ed equilibrata è inserita nel verde di un vasto parco.
Accanto al corpo centrale sta una barchessa di struttura grandiosa adibita ad abitazione e deposito.
Villa Rossato, costruita agli inizi del 1800 in stile neoclassico, su progetto dell’architetto Giuseppe Japelli, e quasi di fronte, nell’altro lato della strada, un grande complesso agricolo con un selese (aia) in mattoni ormai raro.

Frazione Sant’Anna Morosina: compare in un documento del 1508 in cui si concede la giurisdizione del lungo alla famiglia dei Morosini (nobili veneziani appartenenti alle dodici famiglia “Apostoliche”) i quali costruirono un grande complesso edilizio con palazzo, barchesse e chiesa di cui ora restano pochissime tracce. Il palazzo, demolito per ragioni economiche nella seconda metà dell’800, era situato dove oggi c’è il piazzale della chiesa. Di esso rimane testimonianza in una incisione di Martial Desbois del 1683.
La chiesa parrocchiale subì un rifacimento nel 1891 assumendo l’aspetto attuale; della stessa epoca è pure lo slanciato campanile. All’interno della Chiesa vi sono pregevoli dipinti, tra cui una pala raffigurante il martirio di S. Sebastiano di Jacopo Parolari.
Villa Cagni, palazzo del XVII secolo, con barchesse e oratorio è quanto rimane degli edifici eretti da Morosini.