Nonostante il Brentella fosse stato creato con lo scopo principale di regolare il corso delle acque a Padova, il canale si prestò bene alla navigazione. Verso la metà del XIX secolo, il periodo d’oro per questa modalità di trasporto in Italia, vi transitavano circa 780 imbarcazioni in senso discendente ed altrettante in direzione opposta trasportando circa 47 000 tonnellate di merce.
Per la manutenzione delle barche, in prevalenza burci, nel 1836 sorse a Limena uno squero, retto dalla famiglia Nicoletti, lungo il lato sinistro del canale Brentella, in un grande slargo che occupava buona parte dell’attuale Piazza Diaz. Il cantiere fu spazzato via nell’alluvione del 1882 e ricostruito poco dopo per essere definitivamente abbandonato nel 1914 quando, a causa della riduzione dello spazio disponibile che impediva la costruzione di grandi barche, venne presa la decisione di trovare una nuova collocazione lungo le rive del fiume Bacchiglione.
Quello sulle chiatte e sui burci era il lavoro dei barcari (chiamati anche barcaioli), che a Limena era uno dei più duri della provincia. Ghiaia e sabbia erano una merce povera, pagata poco, che aveva bisogno di grandi fatiche per la sua estrazione e caricamento. Nei momenti di maggior lavoro il barcaro rimaneva quasi costantemente in acqua e, pur abitando a due passi dal canale, non scendeva neppure per mangiare. L’attività del barcaro veniva tramandata di padre in figlio e l’unico modo per apprendere il mestiere era quello di seguire il padre in barca fin da bambino. La loro attività a Limena è durata fino alla metà del secolo scorso. Una lapide posta dietro la stazione dei carabinieri ne documenta il duro lavoro.