VILLAFRANCA PADOVANA
VILLAFRANCA PADOVANA
Palazzo Municipale

Il Palazzo Comunale presenta la struttura tipica delle ville veneziane di terraferma. L’accesso avviene, dopo alcuni gradini, attraverso un elegante portale concluso ad arco con cornice in pietra e ghiere agli stipiti e sormontato da una monofora pure ad arco a tutto sesto più stretta del portale sottostante e adorna il poggiolo sostenuto da quattro mensole e con balaustra a colonnine in pietra.

Il palazzo risulta costruito intorno al 1877 come risulta dal volumetto di Don Orlando Zampieri del 1963 “Villafranca e il suo Santuario”. Lo stabile fu sempre adibito  ad uso civile ospitando nel corpo centrale l’Assemblea Municipale.

La credenza popolare, secondo cui il palazzo fosse luogo di residenza della nobile famiglia Molin, non corrisponde al vero.

I  Molin furono una famiglia molto importante della Serenissima, alla quale appartengono Generali d’armata, Procuratori di San Marco, Prelati, Ambasciatori ed un Doge.

E la famiglia Molin  possedeva una villa con chiesetta a Villafranca ma posizionata sulla strada per Campodoro, come risulta da una  mappa del 1702  conservata in fotocopia dal cittadino villafranchese Laurino Cappellari.

Conferma viene anche dal catasto napoleonico dove nel sito oggi occupato dal Palazzo Municipale non vi è disegnato alcun fabbricato.

STORIA

Il riferimento documentato più antico al toponimo Villafranca è del 1190 e riguarda gli atti con cui il Vescovo concede l’autonomia alla chiesa fino al allora dipendente da Limina (Limena), dandole giurisdizione sulle cappelle di Tajè, Ronchi, Campolongo (Campodoro). La vasta campagna che si protende a cuneo verso la vicina Padova, fu nel medioevo particolarmente contesa con i Vicentini-Scaligeri e luogo di passaggio lungo la via della transumanza dagli altipiani lungo l’asse del Ceresone a Bevador (vedi Torre Rossa) e l’antica romana Via della Lana. Il Comune di Padova e successivamente i Carraresi, concessero ampie autonomie ed in particolare l’istituzione di un mercato libero da tasse e balzelli e da questo fatto dovrebbe derivare il termine di Villa Franca. La cosa era abbastanza comune per le località di confine o a ridosso di obiettivi strategici particolarmente delicati pur di accaparrarsi la benevolenza della popolazione, si pensi in questo caso al ruolo del canale Brentella, scavato nel 1314, e all’importanza che ebbe nelle dispute con i vicentini che deviarono il Bacchiglione-Bisatto pur di lasciare ‘a secco’ la città.

Con decreto dell’11 agosto 1867 il re Vittorio Emanuele II attribuiva al comune di Villafranca la denominazione di Padovana allo scopo di evitare omonimie con altri paesi dell’Italia riunificata.

FRAZIONI

 TAGGI DI SOPRA

La prima citazione di Taggi di Sopra come località abitata con una propria cappella risale alla prima metà del secolo XI in una disputa tra il vescovo di Vicenza e quello di Padova in merito al controllo giurisdizionale sulla pieve di Limena, allora appartenente alla diocesi di Vicenza, ma sul punto di essere ceduta alla diocesi patavina per intervento imperiale di Enrico IV. Nel contenzioso veniva citato anche il territorio della pieve e Taggi risultava essere una delle cappelle dipendenti.

TAGGI DI SOTTO

I documenti d’archivio non serbano ricordi di avvenimenti svoltisi a Taggi di Sotto.

Ma molti elementi fanno pensare ad una vita locale ed intensa dopo l’anno Mille: la vicinanza con la città di Padova, il tracciato di una strada romana che tuttora costituisce l’asse del suo sistema viario, lo scalo fluviale un tempo fiorente sulla Brentella e Ponterotto e la presenza di una chiesa già consacrata nel secolo XI. In ambito spirituale è da sottolineare come delle due cappelle di Taggi la preminente sia sempre stata quella di San Nicola di Bari, la quale per un lungo periodo di tempo fu anche l’unica ad avere un sacerdote residente e all’interno di essa si celebravano regolari funzioni religiose.

RONCHI di CAMPANILE

Traccia del toponimo Ronchi si ha in uno statuto comunale di Padova del 1234 dove risulta che l’attuale paese di Ronchi era diviso fra “Runchi Henrici a Campanilis” e “Runchi Bonifacii”, prendendo il nome dai due notabili del paese ed  in quest’ultima Runchi sorgeva una chiesa con cappellano, come segnato in un documento diocesano del 1221.

Il territorio di Ronchi, disossato e prosciugato dalle paludi in epoca medioevale grazie al lavoro dei monaci benedettini, venne definitivamente recuperato alla coltivazione agricola con un forte sviluppo demografico durante il periodo di dipendenza della Serenissima Repubblica di Venezia ad iniziare dal 1405. Alcune famiglie nobili si insediarono e crearono delle ville-fattorie tese alla razionalizzazione delle produzioni agricole. Fra tutte ad avere la proprietà più estesa ed il maggior numero di lavoratori fu villa Coletti-Suppiej che di fatto era il polo aggregante della comunità avendo il giuspatronato della chiesa di San Giacomo.