L’Abbazia di Santa Maria della Vangadizza ha una storia lunghissima e importante che certamente inizia ben prima del più antico documento conservato nell’Archivio “Guido Mora” del Sodalizio Vangadiciense che ha sede nell’ex monastero. Si tratta della “Donazione al custode della ‘scola sacerdotum’, Giovanni” ed è datato 954-955, quindi ben prima dell’anno Mille. In una pergamena dell’anno 961 per la prima volta si parla di abbazia. Importante la Posizione geografica. Qui l’Adige subisce una brusca deviazione verso est, formando vari diversivi in passato vere direttrici di trasporto quali il Castagnaro, il Malopera e l’Adigetto, un tempo considerato Adige. Quest’ultimo costituiva il tragitto quasi obbligato dei traffici natanti tra Venezia e Verona, e quindi con il Brennero. Sempre da questo ramo si staccava, presso Villanova, il corso del Gaibo, ora denominato Scortico, che metteva in comunicazione con il Tartaro, ora Canalbianco e, attraverso la Fossa di Polesella, con il Po. Poco più a valle di Badia, dall’Adige si staccavano più diversivi che permettevano di risalire a Este e quindi comunicare con Padova, con la fascia meridionale della Lessinia e con quella berico-euganea.
Quello che segue è un percorso che si propone di far conoscere gli aspetti più significativi della storia dell’antico monastero e il suo ruolo non solo religioso.
Donazioni
Nel tempo saranno moltissime le donazioni a favore della Vangadizza documentate da pergamene, la prima è dell’anno 954.
Nullius Dioecesis
E’ papa Silvestro II (Gerberto di Aurillac) nel 1001 a concedere, su proposta probabile di Ugo di Tuscia, all’Abbazia della Vangadizza il privilegio di Nullius Dioecesis, quindi il monastero passava sotto la protezione della Santa Sede, l’abate assumeva il titolo di vescovo, la chiesa vangadiciense diventava cattedrale con una sua diocesi.
Privilegio imperiale
Il 19 agosto 1177, l’imperatore Federico I Barbarossa concede la sua protezione alla Vangadizza, privilegio che verrà confermato nel 1219 da Federico II di Svevia.
Ugo di Tuscia (951? – 1001)
Giangirolamo Bronziero ricorda Ugo di Tuscia nel suo «Istoria delle origini e condizioni de’ luoghi principali del Polesine di Rovigo» e dice che si deve attribuire a Ugo di Tuscia la fondazione dell’Abbazia della Vangadizza e in Toscana ne fece edificare altre sette. E’ ricordato da Dante nella Divina Commedia- Paradiso XVI Canto e lo ricordano nelle loro opere Ludovico Ariosto e Torquato Tasso.
Azzo II d’Este (996? – 1097)
Luciano Chiappini («Gli Estensi») avvalora «la supposizione del Muratori che in qualche modo fra un membro di casa d’Este ed una sorella o figlia od altra parente di Ugo, marchese di Toscana, si sia celebrato un matrimonio, per cui morto nel 1001 lo stesso Ugo senza eredi di sesso maschile, una parte dei suoi possessi sia stata devoluta agli Estensi. Sarà Azzo II a spostare ad Este la sua residenza. Sposa fra il 1034 e il 1036 Cunizza o Cunegonda figlia di Guelfo II conte di Altdorf. Azzo II e Cunizza sono considerati i progenitori della casa regnate d’Inghilterra, una sua statua (la n. 3) si trova in Prato della Valle a Padova.
Per la storia della Vangadizza importante il ruolo del Sodalizio Vangadiciense che è stato fondato nel 1970 da Guido Mora (primo presidente sino al 1999), Giovanni Beggio e Camillo Corrain, custodisce parte dell’Archivio storico consistente in oltre duemila unità archivistiche fra queste più di 180 pergamene antiche. La sede si trova nell’Abbazia della Vangadizza con ingresso da via Cigno. Dopo Guido Mora, Camillo Corrain ha guidato il Sodalizio Vangadiciense sino al 2017, l’attuale presidente in carica è Giovanni Comisso. Il Sodalizio Vangadiciense ha organizzato 11 convegni dal primo del 14 settembre 1974 all’ultimo il 23 febbraio 2019; ha edito 11 volumi.
Oltre quanto già indicato, per completare un ordinato percorso di conoscenza sulla Badia della Vangadizza si suggeriscono questi argomenti:
Per contatti: sodaliziovangadizza@libero.it
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